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Pechino, Hong Kong e Taipei: una cultura, tre storie

Pechino, Hong Kong e Taipei: una cultura, tre storie

Pechino, Hong Kong e Taipei | Una cultura tre storie

Quando si pensa alla Cina non sempre è facile fare una netta distinzione tra Pechino, Hong Kong e Taipei. Queste tre metropoli sono il risultato di vicissitudini storiche e politiche che ne hanno influenzato l’evoluzione. Facciamo un po’ di chiarezza.

È chiaro agli occhi di ogni straniero, o laowai come i cinesi amano chiamarci, che la Cina non è soltanto un paese – o un’economia – ma un’antichissima e sofisticata cultura nutrita da un altrettanto sofisticato sistema valoriale. Sebbene nel corso degli anni molte sue caratteristiche siano cambiate, o addirittura siano state stravolte, molte delle peculiarità rimangono vive e pulsanti all’interno della cultura cinese.

Ad ogni modo, la Cina non è un “blocco unico” e nel corso del tempo si sono venute a formare peculiari condizioni. Hong Kong e Taiwan, ad esempio, sebbene siano anch’esse figlie della cultura cinese, sono e rappresentano in parte delle entità separate.

Hong Kong, il porto profumo

Hong Kong si trova all’estremo sud della Cina ed è composta da una fitta serie di isole ed arcipelaghi collegati al continente. Inizialmente un modesto porto Qing, il territorio di Hong Kong cadde sotto le mani dell’impero britannico alla firma del Trattato di Nanchino (1842) che metteva fine alla Prima guerra dell’oppio e sanciva il declino imperiale dei Qing, una dinastia oramai corrotta e decadente.

Sebbene il territorio sia stato occupato per un breve periodo dai giapponesi durante la 2° Guerra Mondiale, è stata Londra a plasmare davvero la cultura e la mentalità di Hong Kong. Governato per quasi 99 anni dal Regno Unito, nel 1997 il territorio passa sotto la sovranità cinese con lo status di Regione amministrativa speciale, status che conserva ancora oggi.

La lingua principale di Hong Kong non è il cinese mandarino, ma il cantonese e l’inglese. Inoltre Hong Kong ha un sistema politico ed economico diverso dal resto della Cina continentale. Le varie agevolazioni fiscali hanno reso Hong Kong uno dei maggiori player finanziari a livello globale e tuttora rappresenta uno dei favoriti ponti d’ingresso per la Cina continentale.

Taipei, l’isola di Formosa

Taipei è la capitale de facto dell’isola di Taiwan, paese de facto indipendente. L’isola di Taiwan, anche nota come isola di Formosa, viene ceduta dall’impero Qing al Giappone dopo il trattato di Shimonoseki, che chiude la prima guerra cino-giapponese. L’isola rimarrà sotto il controllo di Tokyo fino a quando, nel 1945, un Giappone sconfitto non è costretto alla ritirata. Da quel momento in poi l’isola comincia la sua complessa storia.

Nel 1949, quando i comunisti di Mao Tse-tung (aka Mao Zedong) proclamano la fondazione delle Repubblica Popolare Cinese, il Generalissimo Chiang Kai-shek (aka Jiang Jieshi) scappa sull’isola. Obiettivo: riorganizzarsi e riprendersi la Cina continentale. Ma la storia aveva in mente un destino diverso.

Sostenuta, e protetta, da Washington Taiwan inizia il suo cammino verso il progresso e la modernità. Partendo da un’economia disastrata nel 1949, l’isola cresce a ritmi vertiginosi seguendo un modello improntato alle esportazioni. Negli anni ’70 e ’80 è annoverata tra le quattro tigri asiatiche, insieme a Corea del Sud, Singapore ed Hong Kong. Tuttavia il successo economico porta con sé un certo isolazionismo politico.

Da anni Pechino rivendica la sovranità sull’isola e non perde occasione per promuovere la sua linea politica di “Una sola Cina“. Al giorno d’oggi soltanto 17 Paesi riconoscono Taiwan come un vero e proprio Stato. Questa cifra è destinata a diminuire a causa delle sempre maggiori pressioni di Pechino.

Pechino, la capitale imperiale

Pechino, oggi come nei tempi del Celeste Impero, è il cuore pulsante della Cina continentale. È qui a Pechino che Mao dichiara la fondazione della Repubblica Popolare Cinese; è qui a Pechino che vengono prese le decisione che guidano il Paese e influenzano il mondo intero.

Una volta considerata una delle città più belle del mondo, la capitale imperiale vive lunghi anni di degrado e abbandono durante gli anni del crollo della dinastia Qing e della guerra civile tra nazionalisti e comunisti. Con la riforme di apertura degli anni ’80 anche la città vive complesse trasformazioni. Si alzano grattacieli, cresce la ricchezza e con esse inquinamento e disuguaglianza. Insomma, una sorta di specchio delle contraddizioni dell’intero Paese.

La Cina di oggi è conscia della sue potenzialità e vuole ritornare a prendersi un ruolo di prim’ordine nello scacchiere internazionale. Dico ritornare perché fino al Settecento la Cina era nettamente più ricca della Vecchia Europa. Quello che per molti occidentali è il miracolo economico di un Paese povero che ce l’ha fatta, per molti cinesi è semplicemente il giusto ritorno alla grandezza di un tempo.

La conformazione territoriale e le vicissitudini storico-politiche dell’ultimo secolo hanno messo il Paese a dura prova in termini di unità e coesione interna, complicando la sua proiezione internazionale. La distinzione tra Pechino, Hong Kong e Taipei ne è certamente emblema.



Per chi fosse interessato a conoscere l’affascinante storia di Pechino, Hong Kong e Taipei mi sento di suggerire La Cina del Novecento di G. Samarani (Einaudi, 2008) e Storia della Cina di J.A.G. Roberts (Il Mulino, 2013).



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