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Olio d’oliva in Cina: un nuovo mercato in forte crescita

Olio d’oliva in Cina: un nuovo mercato in forte crescita

olio d'oliva in Cina

Il giovane mercato dell’olio d’oliva in Cina negli ultimi anni è in forte crescita e può rappresentare un’occasione interessante per le aziende italiane. Anche se è un prodotto ancora poco diffuso, tra i consumatori cinesi in generale gode di una buona reputazione. Alcuni fattori, tra cui anche importanti notizie di cronaca, ne favoriscono la diffusione.

SOMMARIO

Il mercato dell’olio d’oliva in Cina

L’olio d’oliva: buono per la salute e un ottimo dono

L’olio d’oliva non appartiene alla tradizione culinaria cinese, tuttavia alcuni fattori fanno sì che negli ultimi anni l’interesse per questo prodotto stia crescendo notevolmente. Se infatti soltanto l’1% circa dei consumatori cinesi afferma di utilizzarlo quotidianamente, sono molti di più quelli che lo considerano un prodotto benefico per la salute e che ne conoscono gli utilizzi, per esempio da crudo sull’insalata.

Complice anche il prezzo molto più alto rispetto ad altri oli più diffusi come soia, colza o arachidi, l’olio d’oliva è ancora considerato un prodotto di lusso, destinato a consumatori di fascia medio-alta. Anche per questo motivo il 60% dell’olio d’oliva viene acquistato per essere donato e non è insolito trovarlo in confezioni regalo nei supermercati.

Importazioni italiane in crescita

Il principale paese importatore di olio in Cina è la Spagna, che domina il mercato con una quota che si aggira attorno all’80%. L’Italia segue al secondo posto, con il 13%, mentre altri paesi importatori sono Grecia, Tunisia, Marocco, Turchia e Portogallo. A dispetto delle apparenze, il primato spagnolo non è inattaccabile. Dati alla mano, proprio le importazioni italiane potrebbero crescere a discapito della concorrenza.

Infatti, secondo dati dell’European Food Agency, nel 2017 l’importazione di prodotti italiani ha registrato una crescita del 18%. Tra tutti, è proprio l’olio d’oliva a detenere il primato, segnando un aumento del 41%; nello stesso periodo le importazioni degli altri paesi sono rimaste invece sostanzialmente invariate.

Le cause del boom di importazioni

Innanzitutto, questa forte crescita è stata possibile grazie alla coincidenza di due fattori. Da da una parte, la diminuzione della pressione fiscale cinese nei confronti di alcuni prodotti italiani, dall’altra la riduzione dei costi di produzione dell’olio in Italia. Un altro fattore che ha contribuito alla diffusione dell’olio d’oliva è l’aumento del turismo cinese in Italia. Ciò ha permesso a molte persone di provare e di conoscere la cucina mediterranea e i suoi prodotti.

Infine, alcuni fatti di cronaca hanno portato molti cinesi a dubitare della sicurezza e genuinità dei loro prodotti nazionali, spingendoli ad interessarsi sempre più a prodotti d’importazione.

Lo scandalo del gutter oil

Che cos’è il gutter oil?

Con il termine gutter oil, in cinese 地沟油 digou you, si fa genericamente riferimento alla pratica di riciclare olio alimentare esausto per produrre altre sostanze, per esempio biocombustibili. Nel 2011 il termine divenne tristemente noto in Cina a causa di alcune indagini che riguardavano la pratica illegale di recuperare l’olio di scarto dei ristoranti per poi riciclarlo in impianti clandestini. Il prodotto così ottenuto veniva poi reimmesso sul mercato ad un prezzo stracciato, ritornando sulle tavole dei ristoranti e perfino sugli scaffali dei supermercati.

La vicenda

Inizialmente, nel giugno 2011, le indagini avevano riguardato soltanto l’area Tianjin-Hebei-Pechino, ma ben presto raggiunsero carattere nazionale. Nei mesi successivi la situazione precipitò ulteriormente, interessando le pagine di cronaca nera. Il 20 settembre fu trovato morto il giornalista Li Xiang, ucciso da dieci coltellate. La polizia dichiarò che si fosse trattato di una rapina finita male all’uscita di un karaoke, tuttavia questa versione non convinse l’opinione pubblica. Invece, la teoria più accreditata sul web attribuiva la causa dell’omicidio al fatto che l’uomo avesse parlato dello scandalo dell’olio nel suo blog personale.

A fine anno le autorità riferirono l’arresto di più di settecento sospetti e la verifica di oltre 60,000 tonnellate di olio, sequestrato in 28 province.

L’impatto sul mercato alimentare cinese

He Dongping, professore dell’istituto di ingegneria e scienze alimentari del Politecnico di Wuhan dichiarò che, secondo le sue stime, ogni anno sulle tavole cinesi erano presenti dai due ai tre milioni di tonnellate di olio di scarto. Confrontando questo dato con il consumo annuo cinese, in proporzione, un pasto ogni dieci poteva contenere olio riciclato.

Nonostante gli sforzi del governo, negli anni il tema del gutter oil è riemerso periodicamente. Ciò ha contribuito alla diffusione di un generale senso di insicurezza e di sfiducia, oltre ad alimentare l’interesse per i prodotti stranieri, spesso considerati più sicuri. Nel caso dell’olio d’oliva la gravità dello scandalo ha anche contribuito a renderne il costo più accettabile agli occhi dei consumatori cinesi.

Lo scandalo dell’olio extravergine

Come abbiamo visto, i consumatori cinesi sempre più spesso si rivolgono a produttori esteri in cerca di sicurezza. Proprio per questo motivo è importante salvaguardare la buona reputazione del Made in Italy, rispettando gli elevati standard qualitativi che contraddistinguono i nostri prodotti.

Emblematico è il caso che nel 2015 ha coinvolto i marchi Bertolli, Carapelli e Sasso, di proprietà della compagnia spagnola Deoleo, gigante che da solo controlla il 10% del mercato mondiale dell’olio d’oliva. Nel maggio 2015 la rivista Il Salvagente riportò i risultati di alcuni test che declassavano gli oli dei marchi sopracitati da extravergine a vergine, portando alla luce una frode ai danni del consumatore. Le indagini della procura di Torino si conclusero nel giugno 2016 con la condanna di Deoleo a pagare una multa di 300 mila euro.

In merito alla vicenda, Pechino agì prontamente, ordinando già a partire dal 2015 il blocco dei tre marchi. La vicenda si risolse solo verso la fine del 2016, quando grazie all’azione diplomatica italiana, Bertolli, Carapelli e Sasso furono riammessi nel paese.

La Cina produce da sola olio di qualità, premiato

Nonostante siano in crescita le importazioni di olio d’oliva dall’estero, la produzione interna rimane relativamente bassa, attestandosi in media allo 0,2% della produzione mondiale.

Tuttavia, esistono casi virtuosi di oli prodotti in Cina con olive coltivate in loco che hanno persino ottenuto riconoscimenti internazionali. La Xiangyu Olive Developement Co., per esempio, è riuscita a produrre un olio estremamente qualitativo, vincitore di alcuni premi. Ciò è stato possibile anche grazie all’utilizzo di ulivi italiani delle varietà Leccino e Coratina e di macchinari italiani e tedeschi. L’azienda è situata a Longnan, nel Gansu, zona tradizionalmente povera a causa della scarsità dei trasporti e delle colture a basso costo. Gli ulivi italiani, di maggior pregio, stanno facendo la fortuna di queste zone, permettendo ai coltivatori di arricchirsi e attirando nuovi investitori.

Nel 2018 la Xiangyu ha vinto il prestigioso premio Mario Solinas, l’oscar dell’olio. Al concorso internazionale organizzato dall’International Olive Oil Council, hanno partecipato 189 prodotti provenienti da tutto il mondo.

Conclusioni

Il mercato dell’olio d’oliva in Cina negli ultimi anni è in forte espansione e potrebbe offrire alle aziende italiane buone opportunità per il futuro.

I cinesi lo considerano un bene di lusso, gradito soprattutto alle fasce abbienti della popolazione, che sempre più spesso hanno modo di conoscerlo anche grazie all’aumento del turismo cinese in Italia. I consumatori cinesi gli riconoscono proprietà benefiche per la salute e lo considerano un ottimo regalo.

In seguito agli scandali che hanno colpito l’industria alimentare cinese, sempre più consumatori si sono rivolti all’estero, in cerca di sicurezza e qualità. Per questo motivo è importante garantire la riconoscibilità del prodotto e il rispetto degli standard qualitativi. Scandali come quello che ha coinvolto Bertolli, Carapelli e Sasso hanno un forte eco in Cina e rischiano di danneggiare la nostra credibilità agli occhi dei cinesi.

Infine, la Cina ha confermato la capacità realizzare prodotti di eccellenza sfruttando il know-how ottenuto dall’estero. Questo è un elemento da tenere in considerazione, perché casi come quello della Xiangyu preannunciano la possibile crescita della presenza cinese sul mercato dell’olio dei prossimi anni.



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Fonti:

  • https://www.ilprimatonazionale.it
  • https://www.food.cntv.cn
  • https://www.ilfattoalimentare.it

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