Lo stereotipo cinese nella moda internazionale
In questo ultimo periodo lo stereotipo cinese nella moda internazionale sta facendo molto discutere, in particolare l’ultima vicenda che ha visto protagonista la fotografa di moda cinese Chen Man.
Chen Man, famosa fotografa di moda cinese, lo scorso novembre è stata al centro di una discussione molto accesa sui social a causa di un suo scatto presentato in una mostra di Christian Dior a Shanghai (in copertina). Chen Man è stata accusata di aver rappresentato lo stereotipo della donna cinese per Dior, descritta dal giornali Beijing Daily con “occhi spettrali, viso cupo e artigli tipici della dinastia Qing”.
La domanda sui social è sorta spontanea: davvero l’occidente vede così la donna asiatica?
SOMMARIO
- La fotografia di Chen Man: Dior non è un caso isolato
- Lo stereotipo cinese nella fotografia di moda
- Gli standard di bellezza Cinesi
- Orientalismo nel mondo della moda
La fotografia di Chen Man: Dior non è un caso isolato
Gli scatti di Chen Man sono stati pubblicati sulle principali testate di moda. Lo stereotipo cinese scattato per Dior non è un caso isolato nella produzione artistica della fotografa per la moda internazionale. La serie “12 Chinese Colors” scattata per la rivista di moda inglese i-D nel 2012 è un’altra opera di Chen Man fortemente criticata dall’audience cinese.
Nel tentativo di celebrare le diverse etnie presenti in Cina, la serie di fotografie ritrae donne truccate in modo eccessivo e con acconciature ed abiti che, secondo la critica, non incarnano nulla di appartenente alla cultura cinese, ma semplici stereotipi razziali. Secondo il Beijing Daily, Chen Man gioca con i marchi ed i gusti estetici del mondo occidentale.
Lo stereotipo cinese nella fotografia di moda
L’industria della moda negli ultimi anni è stata molto spesso accusata di una rappresentazione irrealistica delle donne e del loro corpo. Come se non bastasse, sono numerosi gli stereotipi razziali, sfruttati dalle grandi firme occidentali per sembrare più inclusive. Moda e bellezza rimangono degli argomenti discussi, e l’oggettificazione della donna nella fotografia di moda è il problema principale. Parlando di flop pubblicitari e di stereotipi, torna subito in mente l’acceso dibattito del 2018 per una pubblicità di Dolce & Gabbana. Il marchio italiano aveva presentato nella sua pubblicità una donna cinese stereotipata e ipersessualizzata che lottava per mangiare cibo italiano con le bacchette.
“Quando si tratta di pubblicità o promozione di un marchio nel mercato europeo, le foto di solito sono una rappresentazione di un’immagine di calma, eleganza e nobiltà. Allora perché dobbiamo usare l’immagine della gente comune truccata male quando si lavora con delle modelle cinesi?” ha scritto un utente cinese online riferendosi al caso della Lady Dior di Chan Man. La moda gira intorno al mondo occidentale, il quale da sempre detta canoni e tendenze.
Gli standard di bellezza cinesi
Tra i commenti negativi dei netizens cinesi sui social riguardanti la Lady Dior di Chen Man, c’è stato anche chi si è chiesto cosa ci sia di male nell’avere gli occhi piccoli. Nel 1988, la moda e gli standard di bellezza fecero il loro primo ingresso in Cina con la rivista Elle, proponendo in copertina una modella occidentale. Questo la dice lunga sugli stereotipi di bellezza in Asia e quello che la maggior parte del pubblico si aspetta ancora oggi di vedere in una modella. Dall’altra parte, gli standard di bellezza cinese non rappresentano la maggior parte delle donne, che per anni non si sono sentite rappresentate sulle riviste di moda internazionale in Cina.
Occhi grandi, naso “alto”, corporatura piccola e, naturalmente, carnagione chiara. Che si tratti di un uomo o di una donna, questi sono i fattori più importanti quando si tratta di bellezza cinese. Per anni in Asia, i cartelloni pubblicitari hanno visto la presenza di modelle occidentali, spingendo le donne alla chirurgia plastica per ingrandire gli occhi ed avere il naso alla francese. Per non parlare dei famosi beauty filters delle fotocamere anteriori del telefono, che ingrandiscono gli occhi, li rendono chiari e distorcono completamente il volto.
Orientalismo nel mondo della moda
A guidare la lunga marcia europea verso la Cina sono i marchi di lusso francesi – Dior, Hermès e Chanel – che indulgono pesantemente nell’immaginario orientalista. Altri casi, meno discussi e noti, hanno utilizzato in modo diverso, filmati, fotografie e clip attingendo sia alla retorica coloniale e postcoloniale, sia al sofisticato esotismo dei primi decenni del ventesimo secolo.
Un esempio è la campagna Dior del 2010, condotta dal fotografo Quentin Shih che presenta lo stereotipo vecchio di decenni che vede le masse cinesi indistinte ed amorfe, composte da operai e soldati in uniforme maoista e ragazze vestite con il qipao, da cui il modello occidentale emerge e si fa avanti con la sua unicità e la libera espressione di sé, conferita in questo caso dai vestiti del marchio Dior.
In un articolo sul The Guardian, la giornalista Jenny Zhang (2010) ha analizzato la campagna Dior di Shih (Shanghai Dreamers 2010) come segue:
“Il messaggio non potrebbe essere più chiaro: i cinesi sono ignoranti della della loro storia, desiderano imitare l’Occidente e hanno bisogno di un colto europeo che li educhi. I media tradizionali hanno bisogno di fare pressione su Dior per scusarsi per la sua imbarazzante campagna Shanghai Dreamers.”
Con accesi dibattiti online, boicottaggi ed un pubblico cinese sempre più consapevole della propria identità e sempre più restio ad accettare lo stereotipo che gli si affibbia, ci troviamo di fronte ad un progressivo cambiamento all’interno del mondo della moda internazionale. Lo strascico post-coloniale che vede il mondo diviso in due – tra l’occidente ed il resto del mondo, sta per finire. Il consumatore cinese, come si è visto negli ultimi anni, non ha bisogno di sentirsi incluso attraverso gli stereotipi dei marchi occidentali.
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Fonti:
Aspirante scrittrice che attualmente studia Storia dell’Arte cinese alla China Academy of Art di Hangzhou. Laureata a Ca’ Foscari in studi cinesi, nutro da sempre un forte interesse per la Cina. Appassionata di fotografia e d’arte ed autrice del blog perquelchenesoio.com .