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La curiosità come strumento per conoscere la Cina

La curiosità come strumento per conoscere la Cina

Marco Casentini, giovane dottorando e studioso di linguistica cinese, da sempre guarda con entusiasmo e curiosità alla Cina. Marco è convinto che studiare il Paese di Mezzo sia ora una sfida e un’opportunità necessaria, liberandosi da pregiudizi e preconcetti.

“Non è forse un piacere accogliere gli amici che vengono da lontano?” Ebbene sì, caro Confucio. Dopo molti anni ed esperienze, la settimana scorsa ho avuto il piacere di incontrare un amico ed ex-compagno di studi (ah, come vola il tempo!) per discutere insieme delle nostre vite, di attualità e…della Cina!

Marco Casentini è un giovane dottorando all’Università degli Studi La Sapienza. Studioso di linguistica cinese, Marco da sempre guarda con entusiasmo e curiosità alla Cina; paese, lui ne è conscio, con molte imperfezioni ma anche con una ricca cultura, pronto a stupirci in futuro con nuove opportunità e trasformazioni.

La curiosità come strumento per conoscere la Cina
Marco insieme alla professoressa e linguista Mara Frascarelli, sua co-tutor.
Ciao Marco, 你好! Grazie per la tua disponibilità. Mi sembra quasi obbligatorio chiederti dei difficili mesi che stiamo vivendo. Il mondo dell’università e della ricerca, il tuo dipartimento, come sta affrontando questa sfida?

Ciao Rocco! Grazie a te per questa opportunità. Non ti nego che sono stati mesi difficili, come per tutti del resto. Sicuramente il mondo accademico ne risente meno rispetto ad altri settori come quelli della ristorazione o del turismo, ma questa pandemia ha ripercussioni anche sul nostro lavoro.

Ad esempio, fare lezione a degli studenti di cui non vediamo neanche il volto è, spesso, un po’ stressante. Quando si spiega qualcosa si guardano sempre le facce degli studenti per capire se si è stati sufficientemente chiari, se c’è la necessità di fare qualche esempio in più. Ora tutto questo contatto visivo manca.

Inoltre, per chi fa ricerca come me è difficile raccogliere dati: si possono mandare dei questionari on-line, ma non sempre gli studenti (e non) li fanno. C’è da dire, però, che vivere in un mondo digitalizzato con tantissimi strumenti tecnologici ci aiuta molto: il lavoro non si è fermato, le riunioni continuano ad esserci, le lezioni vanno comunque avanti. Ma, come in ogni cosa, ci sono dei pro e dei contro: già prima il nostro lavoro ci portava a isolarci nei periodi più “pieni” ma ora tendiamo a isolarci ancora di più. Anche questo può servire a temprarci e, sinceramente, penso che nel futuro dovremmo continuare a sfruttare queste competenze digitali apprese.

Ora una curiosità, di quale aspetto della Cina si occupa il tuo progetto di ricerca, a cosa stai lavorando?

Io mi occupo principalmente di sintassi, in altre parole di come vengono costruite le frasi in cinese. In particolare, sto studiando il modo in cui i cinesi organizzano l’informazione all’interno della frase, quella che in linguistica si chiama struttura Topic-Comment. Solitamente in una frase si introduce l’argomento di cui si parla, il Topic, e poi se ne dice qualcosa al riguardo, il Comment.

Ma la mia ricerca non si limita solo a questo, mi occupo anche di studiare l’interpretazione dei soggetti nulli, di tutte quelle frasi in cui il soggetto non viene realizzato in forma esplicita. Ad esempio, noi diremmo semplicemente “Sono andato al mare”. Non serve dire “Io sono andato al mare”, il soggetto non è realizzato foneticamente, ma lo sappiamo tutti che si tratta di “io”. È una cosa molto comune in italiano così come in cinese.

In relazione a tutto ciò, mi occupo anche di vedere come questa struttura Topic-Comment venga acquisita dagli studenti italiani e inglesi, per vedere se le loro lingue native influiscono in qualche modo. Sempre sul fronte del cinese, mi occupo anche di prosodia. Diciamo che studio il modo in cui i cinesi cambiano l’intonazione della frase in base a quello che voglio dire.

Da dove nascono la tua passione e la tua curiosità per la Cina e per la sua lingua, così complessa e affascinante?

Sarò sincero, quando decisi di iniziare a studiare cinese all’università non avevo la minima idea di cosa mi sarei dovuto trovare ad affrontare. Scelsi questa lingua perché mi piaceva il modo in cui scrivono. Tutto qui. Ad oggi, mi ritengo molto fortunato: all’università scoprii un amore spassionato per la linguistica, e studiare il cinese divenne per me un modo per conoscere meglio la mia lingua e la linguistica in generale.

Quando iniziai l’università non sapevo quasi nulla della Cina e della sua cultura, se non qualche informazione sul fengshui. Anche in questo caso mi ritengo molto fortunato: conoscendo i miei primi compagni cinesi, scoprii un mondo nuovo che non vedevo l’ora di andare a visitare in prima persona. Il mio primo viaggio fu a Taipei, il secondo a Tianjin, in entrambi i casi rimasi totalmente affascinato dalla loro cultura, dai loro modi di fare.

Certo è che se non avessi sviluppato questa curiosità e questo amore così forte per la Cina e per tutto ciò che la circonda, non penso sarei riuscito a studiare il cinese come lo sto facendo oggi. Sono convinto che per studiare bene una lingua sia necessario anche inebriarsi della cultura di chi la parla.

Qual è secondo te il miglior approccio per studiare il cinese?

Non penso che ci sia un modo più giusto di un altro, dipende da persona a persona. Se posso dare un consiglio, però, suggerirei a tutti di parlare in cinese il più possibile. Ad esempio, io se non uso frequentemente una lingua, tendo a dimenticarne i termini più desueti. Usarli spesso, invece, mi permette di memorizzarli più facilmente.

Un altro consiglio che do spesso agli studenti è quello di non imparare le parole singolarmente, ma una frase intera. Alcune volte una parola può assumere accezioni differenti in base al contesto, quindi non bisognerebbe vederle mai come delle unità isolate e studiarle all’interno di frasi intere aiuta non solo a memorizzarle meglio, ma anche a comprenderle maggiormente.

Per quanto riguarda la scrittura, con me ha funzionato il metodo dello “scrivere, scrivere e ancora scrivere”. Ricordo che riempivo pagine intere del mio quaderno a quadrettoni con lo stesso carattere ripetuto centinaia di volte.

Marco di fronte la Nankai University a Tianjin, giugno 2016
Puoi suggerire qualche podcast o risorsa online utile (semmai quelle che usi tu) per migliorare e rafforzare le competenze in cinese, in particolar modo ascolto e comprensione?

Certamente! Se voglio guardare qualcosa in cinese uso spesso Youku 优酷 o Tudou土豆网, ma so che anche su Netflix si possono trovare delle serie in cinese. Inoltre, se guidate spesso, potete viaggiare ascoltando China FM.

Facebook può essere un altro strumento molto utile, ci sono moltissimi gruppi su cui è possibile conoscere studenti cinesi con i quali fare amicizia e parlare. Un’altra applicazione che consiglio è Tandem, che ti permette di trovare un partner linguistico madrelingua con cui conversare.

Se poi vogliamo parlare di lettura, su internet si trovano molti siti web in cinese con cui tenersi aggiornati e allenati. Capisco che a volte trovare caratteri che non si conoscono può rendere la lettura un po’ difficile, per questo consiglio di installare sul proprio browser uno di quei dizionari pop-up che ti permettono di sapere il significato di una parola passandoci sopra il cursore del mouse. Ad esempio, quello che utilizzo io si chiama Zhongwen e lo si trova facilmente tra le estensioni per Chrome. 

Io e te siamo stati colleghi durante il corso di laurea triennale all’Università degli Studi di Roma Tre. Correva l’anno 2011 quando ci siamo immatricolati. Un altro mondo. Un’altra Cina! Com’è cambiata per te la Cina in questi ultimi dieci anni? Pensi che in particolare nell’ultimo anno la percezione di molti italiani (e di molti europei) sia cambiata in negativo?

Wow! Era davvero il 2011?! Beh, in dieci anni penso sia impossibile non cambiare, soprattutto per un paese come la Cina il cui PIL è cresciuto con una media del 10% negli ultimi trent’anni. La Cina sta diventando sempre più importante, e questo si vede anche dai nostri libri di storia. Io ricordo che alle medie non ci dicevano niente di questo Paese, oggi, invece, so che si studia; sicuramente poco rispetto ad altri paesi occidentali, ma è comunque un passo avanti.

Inoltre, da qualche anno a questa parte se ne parla spesso in TV, in alcuni casi storpiando totalmente i nomi dei politici, ma ormai la sua nuova posizione nel mondo è palese a tutti, e ne è un esempio la classica frase che mi sento dire ogni qual volta qualcuno scopre che studio cinese: “Hai fatto bene, ormai è la lingua del futuro”. Ma penso che ci sia ancora molta strada da fare…

Pensiamo alla letteratura: gli scrittori giapponesi sono famosi da anni, ma quelli cinesi? La letteratura cinese è ancora di nicchia ed è un vero peccato. Penso sia giunto il momento di far conoscere a tutti questo paese e la sua cultura, entrambi stupendi.

Per quanto riguarda la percezione che molti italiani hanno della Cina ora, purtroppo, devo dire che è cambiata in negativo, e di molto. Non c’è un giorno in cui non leggo o sento almeno un commento avverso nei confronti del governo cinese e del modo in cui hanno affrontato questa pandemia (per non parlare dei vari complottisti e di quello che dicono). Io penso che non possiamo dare la colpa ad un paese intero per qualcosa di così incontrollabile.

Cos’è per te le Cina oggi?

Per me, la Cina, oggi, è un paese che offrirà al mondo intero tante opportunità, da più punti di vista. La sua cultura, in un modo o nell’altro, sta già penetrando nel nostro paese, basti pensare ai festeggiamenti per il Capodanno cinese o alla loro cucina che, ad oggi, è famosa in tutto il mondo. Ma ci sono tantissimi altri aspetti della Terra di Mezzo ancora poco noti a noi occidentali che, penso, conosceremo presto.

La Cina può aprirci nuovi orizzonti, non solo economici. Io penso che conoscere nuove culture possa solo arricchirci, quindi perché non scoprire qualche curiosità sulla Cina?

Ultimamente sembra esserci una cesura tra “gli amici della Cina” e quelli che la criticano. Quelli che appoggiano le scelte di Pechino e quelli che credono sia una minaccia. Per te, oggi, qual è il ruolo del sinologo? Quel è il tuo ruolo nel dibattito?

Secondo me il ruolo del sinologo, come del resto di qualsiasi altro esperto, non è quello di “dire” ma è quello di “far nascere il dubbio”. Ho imparato a mie spese che cercare di convincere qualcuno che le loro idee siano infondate è spesso controproduttivo; instaurare dubbi sul loro punto di vista, che molte volte si basa su conoscenze incomplete o false, può invece portare a riflessioni interne che spingono chi critica la Cina a volerne sapere di più. Ed è a questo punto che il sinologo può far conoscere la Cina, la sua storia, la sua cultura, a chi invece non ne sa niente o si limita a documentarsi su fonti non ufficiali.

Io non mi occupo di storia e cultura, il mio campo è quello della linguistica, ma il mio ruolo è comunque lo stesso rispetto alla Cina: far nascere dubbi, perché è così che si suscita curiosità e si abbattono barriere. È sicuramente impossibile non muovere alcune critiche nei confronti di Pechino, ma del resto quale paese è perfetto? Le critiche, però, devono fondarsi sulla conoscenza e non sul sentito dire, e il compito del sinologo dovrebbe essere quello di spingere le persone a voler sapere di più e, quindi, ad approfondire le loro conoscenze.

谢谢你!



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