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Lavorare in Cina: ultime novità sul permesso di lavoro

Lavorare in Cina: ultime novità sul permesso di lavoro

lavorare in Cina

Per lavorare in Cina è essenziale rimanere sempre aggiornati sulle ultime novità relative al permesso di lavoro. Nel 2018 la Cina ha, infatti, introdotto un nuovo sistema che si differenzia sostanzialmente dal precedente.

La Cina ha recentemente apportato delle modifiche alla legislazione che regola l’emissione dei permessi di lavoro per stranieri. In passato veniva rilasciato un unico tipo di visto a tutti gli expat. Il nuovo permesso di lavoro, invece, accorpa i precedenti “permesso per occupazione aliena” e “permesso per stranieri” categorizzando la forza lavoro in risorse di tipo A, B o C (clicca qui se vuoi scoprire a quale categoria appartieni).

Il nuovo sistema è stato introdotto per snellire la burocrazia cinese e permettere al datore di lavoro di trasmettere la richiesta di visto tramite via telematica. Non tutti sono però favorevoli alla nuova classificazione. Scopriamo quali sono le sue implicazioni.

Caratteristiche delle categorie A, B e C

Il nuovo sistema si basa sul calcolo dei punti. Il punteggio si basa sulla valutazione del talento del singolo individuo. La categoria A include tutti coloro con un’expertise in uno dei settori chiave per il governo cinese: scientifico, tecnologico e della ricerca e sviluppo. Il punteggio minimo per rientrare in questa categoria è 85. 

La categoria B racchiude coloro che vantano un’esperienza tecnica, manageriale, educativa o di ricerca all’interno di organizzazioni internazionali ed enti governativi che contribuiscono al rafforzamento delle collaborazioni sino-straniere. Il punteggio minimo per rientrare in questa categoria è 65. 

La categoria C prevede, invece, tutti coloro che, appena ottenuta la certificazione di laurea, devono ancora maturare competenze specifiche nei settori chiave. 

Nuove possibilità per la categoria C

In quest’ultima categoria rientrano naturalmente tutti i neo-laureati di università italiane, straniere o cinesi. Il maggiore ostacolo per questa categoria di lavoratori è presentare un’attestazione dei famosi due anni di esperienza lavorativa richiesti per ottenere il visto di tipo Z (lavorativo). I due anni di esperienza lavorativa si possono maturare anche al di fuori della Cina.

Da fine 2017 il governo, riconoscendo il sempre crescente numero di stranieri che si affacciano al mercato cinese o che si specializzano direttamente in Cina, ha introdotto delle modifiche. 

Per studenti e giovani lavoratori provenienti da università “ben note” sembra ora più semplice ottenere il visto per poter lavorare in Cina. La Cina riconosce infatti queste università come garanti della conoscenza e quindi esperienza appresa dal singolo. 

Dove si pongono le università italiane sotto quest’aspetto? Il governo cinese non ha ancora fatto chiarezza su quali università italiane rientrino in questa categoria. Il numero delle università che in Italia presentano però partnership con università cinesi è molto alto. Se questo può per ora essere considerato un metodo di giudizio, saranno sicuramente in molti gli italiani a beneficiare di questo nuovo programma. 



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