Hong Kong: a rischio il futuro dell’hub finanziario
Il 28 maggio è stata una data chiave per i rapporti tra Hong Kong e Pechino. Il Parlamento cinese, l’Assemblea Nazionale del Popolo, ha infatti approvato quasi all’unanimità la stesura di una legge sulla sicurezza nazionale da applicarsi alla città.
SOMMARIO
- Pechino – Hong Kong: cosa è cambiato?
- Hong Kong, snodo finanziario a metà tra Cina e mercati internazionali
- La legge sulla sicurezza nazionale mette a rischio la centralità finanziaria di Hong Kong
- Conclusione
Pechino – Hong Kong: cosa è cambiato?
I media italiani e internazionali hanno dato ampio spazio alla notizia della stretta legislativa che mette in crisi il modello “un paese, due sistemi” (一国两制 yiguo liangzhi), che finora ha garantito ad Hong Kong autonomia sia dell’ordinamento istituzionale, che del sistema economico.
Per fare il punto della situazione, la legge prevede un intervento diretto degli organi di sicurezza nazionale cinesi contro ogni tentativo di secessione, ogni atto sovversivo, attività terroristica e ingerenza straniera in senso lato. Il provvedimento scavalca la Basic Law, Costituzione de facto della Regione Amministrativa Speciale. Esso richiama l’articolo 18 della stessa, che consente l’intervento cinese solo in materia di difesa e di politica estera. La legge permetterà anche la presenza di agenzie degli apparati di sicurezza cinesi all’interno del territorio di Hong Kong.
Le conseguenze politiche della legge sulla sicurezza nazionale sono oggetto di preoccupazione da parte della popolazione di Hong Kong e della comunità internazionale. Tuttavia, anche l’impatto economico sulla città, uno dei più importanti hub finanziari e commerciali dell’Asia, è al centro del dibattito pubblico.
Hong Kong snodo finanziario a metà tra Cina e mercati internazionali
Secondo un report del 2019 di China Development Research Foundation, Hong Kong è la prima città cinese per Ease of Doing Business. È cioè la destinazione preferita dalle aziende per investire in Cina. Questo dimostra che Hong Kong ricopre una posizione preminente e difficilmente rimpiazzabile da altre città cinesi dal punto di vista economico e, soprattutto, finanziario.
Ad oggi Hong Kong è il più importante Offshore Financial Centre (OFC) per la Cina e costituisce uno dei più importanti snodi finanziari al mondo. Una serie di caratteristiche peculiari rende Hong Kong il punto d’accesso migliore per gli investimenti internazionali. Più del 60% degli investimenti diretti esteri da e verso la Cina sono passati da Hong Kong nel 2019.
Gli elementi indispensabili che hanno permesso alla città di consolidarsi come centro finanziario internazionale sono difficilmente replicabili nelle città della Cina continentale. Nonostante molti tentativi di liberalizzazione da parte del governo cinese, perfino Shanghai e Shenzhen non sono competitive rispetto alla Regione Amministrativa Speciale e restano mercati di riferimento solo a livello domestico.
Innanzitutto, l’assetto istituzionale di Hong Kong è, agli occhi degli investitori, garanzia di affidabilità e trasparenza. Il sistema giudiziario è indipendente e non risente di ingerenze politiche. Libertà di parola, di stampa e di associazione sono garantite e rispettate e non ci sono blocchi ad Internet. Il sistema legislativo di common law di stampo britannico è solido e maturo e garantisce facilità nella risoluzione di dispute, molto più di quanto non accada anche nelle grandi città cinesi.
Inoltre, Hong Kong non esercita controlli sui capitali e detiene una valuta liberamente convertibile (l’Hong Kong Dollar). Il Renminbi cinese, al contrario, è rigidamente controllato dal governo centrale. Infine, la città è un territorio doganale separato dal resto del paese. Queste caratteristiche hanno fatto della Borsa di Hong Kong un’infrastruttura finanziaria sofisticata in grado di integrare i bisogni del mercato cinese e dei mercati internazionali.
La legge sulla sicurezza nazionale mette a rischio la centralità finanziaria di Hong Kong
Se l’economia di Hong Kong nel 2019 ha sofferto molto a causa delle proteste contro la legge sull’estradizione e a causa della guerra commerciale Usa-Cina, lo stesso non si può dire della sua rilevanza finanziaria.
Naturalmente, l’instabilità politica rappresenta un serio pericolo anche per la Borsa. Infatti, vi è il rischio concreto di una fuga degli investitori, che comporterebbe ingenti fuoriuscite di capitale verso altri poli finanziari. Fino ad oggi, però, la performance di Hong Kong non sembra esserne stata intaccata.
I rischi maggiori che la decisione cinese comporta sono legati a tre effetti principali che potrebbe causare.
Il primo è che la comunità internazionale non riconosca più Hong Kong come entità autonoma rispetto alla Cina. Questo rischio si è concretizzato con la dichiarazione del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che il 29 maggio ha annunciato di voler eliminare le esenzioni, sia in termini economici che di spostamenti fisici, concesse ad Hong Kong in virtù della sua autonomia rispetto alla mainland. Questo potrebbe non risparmiare Hong Kong dai dazi imposti dagli USA nel contesto del conflitto commerciale tra Washington e Pechino.
Il secondo effetto possibile è che le aziende straniere spostino le loro sedi da Hong Kong ad altri hub finanziari perché maggiormente esposte alle pressioni del governo cinese.
Infine, il terzo punto, ma forse il più rilevante, è che la legge sulla sicurezza approvata dal parlamento di Pechino possa portare al sovvertimento dello stato di diritto della città e dell’indipendenza della sua magistratura. In questo caso, minerebbe le condizioni imprescindibili che hanno portato Hong Kong ad essere un OFC difficilmente rimpiazzabile.
Conclusione
L’identità finanziaria di Hong Kong come uno dei principali Offshore Financial Centre (OFC) non può prescindere dall’integrità istituzionale della città, così come stabilita nel momento della cessione di Hong Kong da parte dell’Inghilterra, nel 1997, secondo il modello “un paese, due sistemi”. Secondo il Mercator Institute for China Studies (MERICS), le libertà economiche che avvantaggiano la città come mercato finanziario, sono quindi incompatibili con l’interesse nazionale cinese ad erodere l’autonomia politica del popolo di Hong Kong.
La decisione americana di eliminare lo status speciale di Hong Kong potrebbe essere la prima di una serie di azioni che indeboliranno la centralità finanziaria della città. Mentre Pechino sembra non avere ancora un’alternativa matura a sostituire la Borsa della Regione Amministrativa Speciale, persiste nella graduale erosione dell’autonomia della città. Anche questa volta per la Cina non sarà una contraddizione facile da risolvere.
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Laureata in lingua cinese e management presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, sono appassionata di popolazione e società. Se studiare mandarino è una sfida continua, vivere in Cina e poter interagire con i suoi abitanti è una scoperta quotidiana. Anche di me stessa.