Torino | Pechino

Davos: tra multilateralismo, decoupling e doppia circolazione

Davos: tra multilateralismo, decoupling e doppia circolazione

Davos-multilateralismo-decoupling-doppia circolazione

Durante il suo intervento a Davos, Xi Jinping ha riproposto la tematica del multilateralismo, ma come interpretare il decoupling dell’economia cinese e la nuova strategia della doppia circolazione?

Sommario

Davos: comunicazione strategica vs. competizione strategica

Nel suo primo intervento a Davos dopo il 2017, il presidente cinese Xi Jinping ha di nuovo voluto portare l’attenzione internazionale sul tema del multilateralismo, nel suo discorso dall’eloquente titolo: “Lasciare che la torcia del multilateralismo illumini la via in avanti dell’umanità”. Durante il suo intervento, Xi ha identificato quattro grandi sfide da affrontare:

  • coordinamento delle politiche macroeconomiche per una crescita economica globale forte, sostenibile ed equilibrata;
  • la coesistenza pacifica e cooperazione win-win;
  • la necessità di chiudere il gap tra paesi sviluppati e in via di sviluppo;
  • l’urgenza di coordinamento nell’affrontare i problemi comuni per un futuro migliore.

L’annuncio di Xi, seppur non presentando alcuna novità, è arrivato in risposta alle posizioni meno conciliatorie espresse invece da diversi rappresentanti del nuovo presidente USA Joe Biden. Con le parole della portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, la “caratteristica determinante del XXI secolo sarà la competizione strategica con la Cina”. Al centro dell’attenzione si è posto dunque ancora una volta il contrasto tra Cina e USA, ancora in stallo nonostante la nuova presidenza USA. Il messaggio di apertura cinese, incentrato sulla comunicazione strategica, è entrato così in contrasto con la visione incentrata sulla competizione tra blocchi proposta dagli USA.

D’altro canto, la controversia commerciale, e le conseguenti preoccupazioni riguardanti il disaccoppiamento commerciale perpetrato da entrambi i paesi, è stata ripresa da numerosi speaker di Davos. In particolare, la rappresentanza dei paesi più piccoli. Notabile è stato l’intervento del Primo Ministro singaporiano Lee Hsien Loong, che come altri ha espresso preoccupazione per le pressioni provenienti da ambo i lati sui propri partner commerciali, come la richiesta statunitense di bloccare Huawei dall’evoluzione dei network 5G dei propri alleati.

Ma in cosa consiste esattamente questo disaccoppiamento, o decoupling?

Disaccoppiamento commerciale

Diversi osservatori affermano che il decoupling sia una tendenza propria e storica della politica economica cinese. Dall’apertura ad oggi infatti, il governo di Pechino ha perseguito l’interdipendenza economica sì, ma strategicamente; così vengono interpretate le barriere all’accesso del mercato da sempre presenti su suolo cinese, come equity cap per le joint ventures a partecipazione straniera. In un report recente, Merics parla infatti di conditional-coupling” per descrivere l’approccio di “apertura” cinese alle aziende e ai capitali stranieri. Questo, in particolare negli ultimi anni, è stato volto allo sviluppo dei settori ad alta tecnologia (anche) tramite l’esposizione al know-how di aziende straniere.

Nonostante la tendenza storica, il tema del “decoupling” è davvero sorto nel dibattito internazionale nel 2018, con il lancio delle politiche di disengagement dall’economia cinese di Trump. Azioni che in seguito hanno poi dato il via alla controversia commerciale tra USA e Cina, e pertanto, al decoupling delle economie cinese e USA. Formalmente, si è trattato di una reazione all’asimmetria della bilancia commerciale USA e la poca trasparenza degli interessi commerciali “privati” delle aziende cinesi. Da quel momento, da ambo le parti si è assistito ad una crescente imposizione di nuovi dazi, liste nere e restrizioni agli investimenti, che ha determinato una progressiva separazione delle due economie.

Doppia Circolazione

Le azioni di decoupling statunitensi, e la risposta di Pechino, hanno avuto conseguenze al di là delle rispettive frontiere. Aziende di tutto il mondo hanno dovuto, o sono nel processo di rivalutare la struttura delle proprie catene di fornitura, ulteriormente colpite dalla crisi Covid19. Ma non è solo il decoupling delle due maggiori economie mondiali a destare preoccupazioni, ulteriori incertezze sono sorte con l’apparente intenzione del governo cinese di sviluppare la propria autonomia e rafforzare il controllo sulle catene di fornitura, che prendono corpo nel nuovo concetto di “doppia circolazione”.

Proposto per la prima volta durante le Due Sessioni dello scorso anno dal Politburo, il concetto è tra le linee guida del 14° Piano Quinquennale (2021-2025) di Pechino, in fase di approvazione. Di fatto, individua il nuovo paradigma dello sviluppo economico dei prossimi anni. Distingue, all’interno dell’economia cinese: un ciclo economico interno, determinato dai consumi e dall’autosufficienza; ed uno esterno, in contatto con aziende e capitali stranieri. Quello interno mira al potenziamento del reddito delle famiglie e quindi del consumo, anche tramite un ulteriore processo di urbanizzazione.

La politica muove i suoi passi dal relativo rallentamento della crescita economica del paese, ma anche dall’esigenza di rafforzare l’economia e proteggerla dagli shock esterni. Nel tempo, la tendenza diverrà spostare l’attenzione dalla circolazione esterna a quella interna; così delineando un nuovo motore di sviluppo trainato dal mercato interno e votato alla self-reliance in settori strategici, specialmente quello dell’alta tecnologia. Settore che verrà rafforzato nel frattempo dall’engagement con l’esterno. Il riflesso di questo trend è da individuarsi in diverse politiche economiche degli ultimi anni, come il Made in China 2025 o la Vision 2035.

Conclusioni

Il decoupling, come la strategia della doppia circolazione, sono prodotti di un ambiente internazionale variabile e delle policies protezionistiche applicate da diversi governi negli ultimi anni. In questo contesto, Pechino sembra cercare di proteggersi da vulnerabilità esterne attuando progressivamente una sostituzione delle importazioni in aree strategiche. Tentando, nel frattempo, di rafforzare la propria domanda interna.

Queste tendenze sembrano entrare apparentemente in contrasto con il focus sul multilateralismo promosso nei fora internazionali. Meritano dunque rinnovata attenzione i prossimi passi “all’esterno” della Cina, come la negoziazione del EU – China Comprehensive Investment Agreement (CAI), quella per l’area di libero scambio tra Cina-Sud Corea-Giappone e l’accesso a CPATPP.



LEGGI ANCHE :



© Riproduzione riservata



Fonti:

Seguici anche sui social