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Huawei e lo scontro tra Washington e Pechino

Huawei e lo scontro tra Washington e Pechino

Centro di ricerca e sviluppo Huawei a Shenzhen (Cina)

Centro R&S Huawei, Shenzhen – Foto credits: www.huawei.com



Huawei e lo scontro tra Washington e Pechino agitano le grandi aziende dell’hi-tech e il New York Times arriva a parlare di una “cortina di ferro digitale”.

Huawei entra nella lista nera di Washington

La saga Huawei sembra esser diventata un vero e proprio romanzo a puntate. Dopo l’arresto in Canada lo scorso dicembre di lady Huawei Weng Wanzhou e le pressioni di Washington sui partner europei per escludere il colosso cinese dalle gare di appalto per la costruzione della nuova rete 5G, è ormai noto che lo scorso 15 maggio il Dipartimento del Commercio statunitense ha inscritto Huawei ed altre 70 affiliate nella lista nera delle entità commerciali. Secondo il Segretario al Commercio Wilbur Ross: “la decisione impedirà che la tecnologia americana venga utilizzata da entità straniere in un modo tale da minare la sicurezza nazionale o gli interessi di politica estera”.

In risposta all’ordine della Casa Bianca – che in sintesi vieta alle aziende made in USA di commerciare o trasferire tecnologia a Huawei – anche Google ha deciso di tagliare i ponti con il colosso di Shenzhen, revocando la licenza Android ed i servizi Google connessi.

Lo scorso 21 maggio, tuttavia, lo stesso Dipartimento del Commercio ha annunciato una licenza temporanea. Una sorta di “congelamento”, valido fino al 19 agosto, che dovrebbe permettere ai consumatori di continuare a usufruire degli aggiornamenti e della piena funzionalità del software offrendo, perché no, al governo statunitense un’ulteriore leva di potere da usare nei difficili negoziati con Pechino sulla guerra dei dazi. Di fatto, Trump incontrerà il presidente Xi Jinping a fine mese durante il vertice G20 di Osaka, in Giappone.

La scelta di Facebook

Intanto lo scontro tra Washington e Pechino ha fatto sì che anche Facebook abbandonasse Huawei. Il gruppo guidato da Mark Zuckerberg ha annunciato che app come Whatsapp, Instagram o Facebook non saranno più preinstallate sui futuri smartphone Huawei. Nulla di drammatico, in quanto, per ora, le app si potranno semplicemente scaricare con qualche click sul Play Store.

Di fatto, però, il clima di incertezza rischia di far calare la fiducia dei consumatori e con essa le vendite a livello mondiale. Già qualche settimana fa Vodafone e EE, i due giganti britannici nel settore della telefonia, avevano annunciato la sospensione dei piani per la messa in vendita nel Regno Unito dei nuovi modelli di smartphone 5G. Infatti, come sottolineato dal CEO di EE Marc Allera, manca “la sicurezza del servizio necessaria per offrire contratti a lungo termine”.

Huawei e HongMeng OS

Immediatamente dopo l’ordine della Casa Bianca, Pechino ha seccamente bollato la mossa statunitense come “bullismo economico” ed ha assicurato che la Cina ha i mezzi per “difendere i diritti e gli interessi legittimi delle aziende cinesi”.

Anche Ren Zhengfei, fondatore e presidente di Huawei, ha contrattaccato ribadendo che “gli Stati Uniti sottovalutano le nostre capacità. La società è in grado di continuare a fornire prodotti e servizi. Le sanzioni statunitensi non danneggeranno il core business aziendale”.

Per “capacità”, Ren Zhengfei potrebbe riferirsi al nuovo sistema operativo, noto alla cronache con il nome di HongMeng OS (鸿蒙). Secondo il Global Times – la voce in inglese del partito comunista cinese – il nuovo sistema operativo, che di fatto romperebbe il duopolio Android e iOS, sarebbe pronto tra agosto e settembre di quest’anno. Il successo, ovviamente, non è in nessun modo scontato. Anche Microsoft tentò, senza ottenere grandi risultati. Di fatto, come anche sottolineato dallo stesso Ren Zhengfei “non è difficile trovare un nuovo sistema operativo, è difficile creare un ecosistema”.

Pechino sembra tuttavia decisa a farsi rispettare. Dalla provincia dello Jiangxi, il Presidente Xi ha tuonato che “la Cina è di nuovo pronta a intraprendere una nuova Lunga Marcia”. Huawei e lo scontro tra Washington e Pechino ha anche smosso il mondo del web in Cina. Sui social media come Weibo molti utenti hanno dichiarato il proprio patriottismo e sostegno alla causa Huawei. Immediatamente dopo la decisione americana, alcuni hashtag come “Huawei non ha bisogno dell’America per i suoi microchips” (#华为芯片可以不依赖美国供应链#) o “Sistema operativo Huawei HongMeng” (#华为自研操作系统鸿蒙#) sono diventati immediatamente popolari.

Google cerca di salvare la partnership con il colosso cinese

Secondo un’indiscrezione del Financial Times di pochi giorni fa, Google sarebbe ora impegnata in un processo di lobbying per convincere il governo statunitense ad allungare la licenza o ad escludere in toto Google dal bando. Per il colosso di Mountain View un nuovo potenziale sistema operativo di Huawei sarebbe un pericolo per la sicurezza nazionale. Seguendo il ragionamento, il sistema operativo Huawei rischierebbe di non essere sicuro e di esporre gli smartphone di molti americani al rischio di essere hackerati o spiati. Indubbiamente alla base di molte delle preoccupazioni di Google c’è anche il timore di perdere un cliente e partner così importante come Huawei.

Già dal 2010, infatti, Google aveva abbandonato il mercato cinese dopo l’attacco hacker Aurora e il rifiuto di assecondare le richieste di censura da parte del governo cinese, perdendo un enorme mercato. Mercato immediatamente conquistato da colossi cinesi della tecnologia come Baidu.



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