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La cucina cinese in Italia: l’impresa di ChinEAT

La cucina cinese in Italia: l’impresa di ChinEAT

La cucina cinese in Italia: l'impresa di ChinEAT

Gianluca e Laura hanno una missione: esportare il vero gusto della cucina cinese in Italia e nel mondo e far apprezzare a chiunque la sua straordinaria ricchezza e varietà.

A legare Gianluca e Laura c’è una profonda passione per la cucina cinese e le sue mille sfaccettature. È stata proprio questa passione ad averli spinti a dar vita a ChinEAT.

Alla base della loro idea di business una missione tra le più importanti: far conoscere all’Italia e al mondo il vero gusto della cucina cinese. Quella autentica, frutto di una millenaria saggezza e di mani sapienti, lontana dai tanti piatti stereotipati e occidentalizzati che spesso troviamo qui da noi.

Cari Gianluca e Laura, grazie per la vostra disponibilità. Per rompere il ghiaccio, parlateci un po’ del vostro percorso e di com’è nata la vostra bellissima avventura di ChinEAT.

L’avventura di ChinEAT inizia nel 2018. Per me questo progetto è stato il risultato naturale della mia ricerca di un mezzo per comunicare e parlare della Cina con gli amici e con il mondo, senza addentrarmi in spiegazioni storiche complesse e talvolta noiose. Ho pensato che il cibo potesse essere un ottimo strumento di connessione, oltre che il vettore di una conoscenza reciproca più profonda.

Quello che facciamo è dialogare costantemente con la cultura cinese per tornare alle sue radici, all’anima di questa cucina, e poi metterla a disposizione di tutti attraverso storie raccolte tra la gente e prodotti ispirati alle 8 grandi cucine regionali cinesi.

Tra questi, noodles e vermicelli, salse piccanti regionali e condimenti, creati con i migliori ingredienti cinesi per essere apprezzati dai palati curiosi che vogliano raggiungere la Cina in un boccone, esplorandone le varie capitali gastronomiche.

Per quanto riguarda il nostro incontro, io e Laura ci siamo incontrati nel 2016 a Chongqing presso il Consolato Italiano. In quegli anni ero responsabile dell’Ufficio Commerciale e ChinEAT non era nemmeno qualcosa di immaginabile. Sin dal primo momento, lo spirito pugliese che abbiamo in comune si è rivelato un fattore chiave per la nascita di un progetto condiviso, anche se allora non ancora in programma.

Quando ho telefonato Laura per ChinEAT, nel 2018, lei era a Milano per lavoro. Si precipitò qualche mese dopo a Chongqing con le bacchette pronte! Oggi gestisce il dipartimento marketing di ChinEAT e si occupa, insieme ad altri membri del team, dello sviluppo dei canali di distribuzione in Europa.

Gianluca: Tu sei un italiano trapiantato in Cina. Conosci e vivi il Paese da molti anni, ma come comunicare la cultura della cucina cinese, e in particolare quella regionale del Sichuan, a un pubblico occidentale? Quando si parla con Paesi come l’Italia, un popolo così geloso delle proprie tradizioni a tavola, qual è il giusto storytelling su cui puntare?

Sono in Cina da oltre dieci anni. Raccontare significa condividere, ma per condividere bisogna sperimentare, conoscersi, scontrarsi con le differenze, approfondirle, comprenderle. Beh, in questo mi aiuta molto sicuramente il fatto di aver costruito la mia famiglia in Cina, con moglie e suoceri sichuanesi!

Raccontare a un pubblico occidentale una cultura così diversa è una sfida. Il cibo cinese all’estero è spesso ritratto con stereotipi e miti che non hanno nulla a che fare con le fondamenta di questa cultura culinaria millenaria. C’è un enorme divario tra i sapori autentici della Cina e il modo in cui il cibo cinese è percepito fuori dalla Cina, dove spesso non lo si conosce abbastanza.

L’Italia, come la Cina, si basa su una tradizione culinaria molto forte, le cui radici profonde sono profondamente legate al territorio. Ma abbiamo due approcci molto simili a tavola, così come nelle relazioni interpersonali che instauriamo.

Siamo due culture con molto in comune. Possiamo comunicare benissimo, basta trovare le giuste leve.

La cucina cinese in Italia: l'impresa di ChinEAT
Per Laura, tu sei pugliese, una regione con una ricchissima anima culinaria. Pensi che, con la giusta strategia comunicativa, ingredienti e tradizioni della cucina cinese possano entrare sempre di più nelle nostre cucine o noti ancora un certo scetticismo?

Noto ancora un certo scetticismo, ma sono sicura che, a piccoli passi e senza strafare, possiamo portare un po’ di innovazione anche sulle tavole degli italiani più tradizionalisti. A casa mia, per esempio, la carbonara si cucina con il pepe del Sichuan!

Scherzi a parte, non si può pretendere di imporre una cucina nuova a chi non la conosce affatto. Bisogna raccontarla, ingrediente dopo ingrediente, narrandone la storia e le peculiarità. Questo è il nostro modo di condividere l’amore per la cucina cinese: impariamo noi stessi, prima di raccontare agli altri.

Laura, in che Paesi siete presenti e qual è, per voi, la giusta strategia d’ingresso in un nuovo mercato?

Siamo presenti in oltre venti Paesi del mondo e siamo in fase di espansione in altri nuovi mercati. La strategia è sempre quella di non agire con regole universali. Bisogna adattare prodotti e modalità a ciascun mercato che si approccia, non esistono regole sempre valide.

Saper ascoltare ciò che i consumatori desiderano è l’unica regola sempre valida. Agire con metodo e creatività, empatia e sincerità, portando a termine i progetti intrapresi con i clienti. Questo è il nostro metodo. Trattare ogni partner come se fosse un collega con lo stesso sogno da realizzare.

Gianluca, parliamo di digitale. Oggi come oggi uno strumento essenziale da noi come in Cina. Rimanendo nel mondo del food, quali differenze noti, sia nei metodi sia negli strumenti utilizzati, tra la Cina e l’Occidente?

Rimanendo nel mondo del food e parlando di digitale, possiamo dire che in Cina il mondo del cibo è altamente digitalizzato. Le esperienze culinarie e gastronomiche, anche per gli stessi operatori di settore, vengono spesso condivise sui canali digitali per ottenere maggiore visibilità.

Sappiamo che il consumatore cinese è estremamente digitalizzato, anche nelle fasce d’età più alte rispetto alla media dei consumatori digitali occidentali.

Il consumatore medio che usa questi strumenti non solo lo fa per condividere momenti di gioia ma anche, e soprattutto, per rimanere aggiornato e seguire le nuove tendenze, creando un circuito molto favorevole per il settore della ristorazione e del cibo in generale. Oggi i cinesi sono molto aperti a recepire messaggi legati a nuove tendenze, nuovi gusti e sapori, guardando con curiosità anche oltre i confini nazionali.

In termini di approccio, la Cina offre una grande varietà di “colori” quando si parla di cibo. Oltre alla ristorazione, c’è moltissimo da esplorare nel mondo dello street food, che rappresenta un aspetto fondamentale e vivo del patrimonio gastronomico e culturale del Paese.

Oltre a seguire le nuove tendenze il consumatore cinese si affida agli strumenti del digitale per controllare la qualità e l’effettiva originalità dei prodotti. Ricordiamo che in Cina ci sono molti prodotti “Italian sounding“.

Sicuramente, a livello di strumenti, notiamo una grande integrazione tra le piattaforme digitali di condivisione di contenuti e le piattaforme di vendita online di questi stessi prodotti. Non penso ci sia una piattaforma specializzata per il cibo. In parte lo è Xiaohongshu e lo stesso WeChat Moments, ma sicuramente c’è ancora spazio per qualcosa di nuovo legato esclusivamente al cibo.

L’Occidente si è avvicinato al mondo digital in maniera diversa. Sicuramente è arrivato prima se pensiamo all’internet, ma è rimasto indietro a livello di reti, connessione e velocità.

Laura, per tutti i food enthusiast che ci leggono, dove si possono trovare i vostri prodotti?

Trovate alcuni dei nostri kit su www.chineat.shop. Potete usare il coupon BRIDGE23 per uno sconto del 15%. Vi aspettiamo!

Ultima domanda, la più importante. Qual è il vostro piatto preferito e qual è, secondo voi, il piatto che un italiano non può assolutamente non mangiare?

[Gianluca] Penso che il mio piatto preferito siano i ravioli. È un piatto che, oltre ad essere buonissimo, è per me carico di tantissimi ricordi. Inoltre è un piatto che libera la creatività, perché si può riempirlo con quello che si vuole.

Un piatto che un italiano non può assolutamente non mangiare…

Non saprei sai! Uno dei piatti che però un italiano dovrebbe assaggiare è lo stinky tofu.

[Laura] Adoro i noodles di Chongqing, l’hot pot e le orecchiette con le cime di rapa, piatto pugliese per eccellenza.

慢慢吃!



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