La moda delle ciliegie in Cina
Sono stata più di una volta attratta dalle bellissime ciliegie fuori stagione esposte come dei veri e propri lingotti d’oro nei reparti frutta e verdura dei supermercati in Cina: piccole sfere perfette di colore rosso, invitanti e così succose anche a febbraio, come resistere? L’unica cosa che mi frena dal comprarle è il prezzo, bello tondo tanto questi frutti che sembrano essere il nettare degli dei. Mezzo chilo di ciliegie può arrivare a costare più di 10 euro. Paragonato al prezzo di altra frutta di stagione o a quello che potresti fare in Cina con 10 euro, passa subito la voglia di gustarsi le ciliegie in pausa pranzo. Le ciliegie in Cina sembrano esser diventate una vera e propria moda ed anche un lusso.
La libertà delle ciliegie
Poco tempo fa ho letto un articolo molto interessante riguardo ad una nuova moda in Cina conosciuta come 车厘子自由, ovvero “Libertà delle ciliegie”e devo dire che mi ha fatto riflettere sulla società cinese di oggi. Le ciliegie da pochi anni a questa parte sono diventate un vero e proprio lusso che non tutti si possono permettere ed un regalo molto ambito per la festa del capodanno cinese, periodo in cui i prezzi delle ciliegie salgono veramente alle stelle, rendendole una vera e propria etichetta sociale.
“Cherry Freedom” significa quindi avere la possibilità economica di comprare le ciliegie al supermercato senza pensarci due volte. Un articolo pubblicato il 26 gennaio sul social network cinese Wechat decreterebbe che solo chi ha un salario superiore ai 10,000 yuan al mese, cioè 1300 euro mensili circa, può permettersi tale lusso.
Vivendo in Cina posso affermare che pagare un affitto in città come Shanghai o Pechino costa non poco; come anche comprare un biglietto di andata e ritorno per casa sotto le festività del capodanno cinese potrebbe portar via più della metà del proprio salario mensile; per non parlare delle altre spese necessarie alla vita dei tutti i giorni. Non mi stupisce pensare che agli occhi di molti cinesi una spesa superflua come quella delle ciliegie sia proprio un lusso.
“Cherry Freedom” è diventato in poco tempo un hashtag popolare, nonché una strana ossessione tra molti giovani utenti del social network Weibo intenti a mostrare l’acquisto dell’esotico frutto generalmente importato da Australia o Nuova Zelanda: alcuni giocano a scacchi proprio usando le ciliegie come pedine, altri ne mangiano dozzine in pochi secondi.
Le 15 fasi dell’indipendenza economica
Lo scorso ottobre sempre su Weibo era apparso anche un video che elencava le 15 fasi dell’indipendenza economica delle ragazze cinesi. Non a caso l’acquisto delle ciliegie è presente in tale lista al sesto posto. Al primo posto si trovano gli snack dolci o piccanti, una cosa che la maggior parte delle ragazze riesce a permettersi; al secondo posto l’immancabile milk tea, bevanda che i giovani cinesi adorano e bevono quotidianamente.
Le ciliegie sono precedute dalle costosissime bevande della famosa catena di caffè Starbucks: farsi un selfie con in mano un frappuccino in mano non passa mai di moda in Cina. Una donna sempre più economicamente indipendente riesce a permettersi, in ordine crescente, cosmetici di marca; vestiti comprati online; borse griffate; e la possibilità di poter lasciare il fidanzato perché non ha bisogno che sia lui ad accontentare i suoi vizi. Al quindicesimo posto, una donna completamente indipendente dal punto di vista economico può comprarsi una casa.
“我很 qiou”
A molti giovani cinesi piace anche ironizzare sulla loro “povertà”. Nel 2018 ha preso piede un altro hashtag, o meglio parola che invece definisce l’altro lato della medaglia della Cina ricca e pronta ad ostentare: “Qiou”. Qiou è una nuova parola nata dall’unione dei caratteri 穷 (qióng) e 丑 (chǒu), che significano rispettivamente povero e brutto. “我很qiou” significa “Sono povero e brutto”, una descrizione così tristemente attuale per alcuni giovani che si trovano a combattere con prezzi degli affitti che aumentano di anno in anno ed i canoni di bellezza cinesi che stanno diventando sempre più irraggiungibili e costosi.
“Qiou” è una categoria dalla quale molti giovani benestanti cinesi, invece, si vogliono distinguere nettamente e lo fanno a volte ostentando la propria ricchezza come un vero e proprio schiaffo alla povertà.
Una ricchezza da ostentare
In Cina la ricchezza è qualcosa da ostentare e questo viene fatto in mille modi: da quando vivo a Hangzhou vedo quotidianamente decine di Porsche e Aston Martin dai colori improbabili parcheggiate nel bel mezzo della strada. Una delle ultime che ho visto era una Maserati rosa barbie parcheggiata davanti un evidentissimo divieto di sosta. Anche in Italia i cinesi sono famosi per essere grandi amanti delle griffe da sfoggiare in ogni occasione ed io sono la prima ad invidiare alcune bellissime ragazze cinesi con l’ultima Gucci uscita sul mercato.
Questo genere di ostentazione di ricchezza a volte mi fa sorridere, altre invece mi da fastidio. Lo trovo fastidioso soprattutto quando vedo l’ostentazione nei ristoranti. A volte i gruppetti di amici che escono a cena insieme ordinano una quantità tale di piatti da poter sfamare un esercito; cibo che la maggior parte delle volte viene lasciato quasi intatto e buttato via dai camerieri, tutto solamente per dimostrare di avere soldi a sufficienza da “sprecare”. Oppure, se si tratta di un primo appuntamento, spesso il ragazzo si sente in dovere di ordinare più del dovuto solamente per impressionare positivamente la propria ragazza.
Quello che sognano di fare da grandi i giovani dice molto sulla cultura di una nazione. In Cina molti giovani che conosco hanno infatti espresso come desiderio quello di far soldi; ma a questo punto mi domando far soldi per se stessi, o per dimostrare alla società di avere un certo standard di vita?
“Dovremmo davvero essere preoccupati per il fenomeno Cherry Freedom?” si domandano alcuni netizens commentando i vari articoli o video che sono usciti riguardo questa nuova moda, da molti considerata sciocca, da altri quasi offensiva.
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Aspirante scrittrice che attualmente studia Storia dell’Arte cinese alla China Academy of Art di Hangzhou. Laureata a Ca’ Foscari in studi cinesi, nutro da sempre un forte interesse per la Cina. Appassionata di fotografia e d’arte ed autrice del blog perquelchenesoio.com .