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La comunità LGBT in Cina non vuole più nascondersi

La comunità LGBT in Cina non vuole più nascondersi

la comunità LGBT in Cina

La comunità LGBT in Cina già da tempo lotta per affermarsi all’interno della società: non vuole più nascondersi. Tra alti e bassi, tra conquiste e sconfitte, la comunità LGBT ha di recente fatto sentire sempre di più la sua voce. Il prossimo obiettivo è la legalizzazione del matrimoni omosessuali in Cina: la strada è tutta in salita, ma la determinazione resta.

SOMMARIO

Tongzhi: nuovo termine nel vocabolario LGBT

Tóngzhì (同志) è un termine colloquiale oggi utilizzato per indicare i membri della comunità LGBT in Cina. Originariamente una traduzione cinese di “compagno”, tongzhi significa letteralmente “stessa volontà“. L’importanza politica del termine crebbe all’inizio del XX secolo quando Sun Yat-Sen lo usò per invitare i cittadini a continuare la rivoluzione. Entro la metà del secolo, il Partito Comunista adottò il termine tongzhi per riferirsi al popolo cinese senza differenza di classe e di genere, evocando così una visione condivisa del bene collettivo.

Abbandonato in gran parte a favore di onorificenze occidentali (come Mr./Ms.), il termine tongzhi è riemerso con tutt’altro significato nel 1989 quando alcuni attivisti, in occasione del primo Hong Kong Lesbian and Gay Film Festival, se ne sono appropriati come indicatore di identità collettiva LGBT.

La Cina negli ultimi anni si è dimostrata più aperta nei confronti dei “compagni” LGBT? Non proprio

La Cina ha decriminalizzato l’omosessualità nel 1997 e l’ha tolta dalla lista delle malattie mentali nel 2001, ma l’omosessualità non è ancora pienamente accettata dalla società. A parte poche isole felici nelle principali metropoli del paese, la comunità LGBT ancora oggi fatica a sentirsi accettata in Cina. L’attuale presidente Xi Jinping sembra aver ereditato dalla Rivoluzione Culturale un approccio repressivo, con l’opinione che l’omosessualità sia qualcosa di immorale per la società. La Cina non riconosce né i matrimoni tra persone dello stesso sesso né le unioni civili. Soltanto dall’ottobre 2017, la Cina ha concesso alle coppie dello stesso sesso alcuni diritti legali, comprese le decisioni relative all’assistenza medica e alla gestione della proprietà, attraverso un sistema di tutela.

Le coppie omosessuali non hanno vita facile in Cina e spesso sono costrette a vivere nell’ombra. In molti nascondono dietro il dire “è solo il mio/la mia coinquilino/a” una relazione che non sarebbe ben vista non solo dalle famiglie, ma molto spesso anche dai vicini di casa.

Qualche giorno fa mi è capitato di leggere un breve articolo sulla rivista Sixth Tone: ad una coppia lesbica è stato rifiutato il biglietto scontato per le coppie offerto dal Safari Park di Guangzhou. Il parco è stato subito accusato di omofobia. Ed i gestori hanno pensato bene di risolvere tutto semplicemente modificando la descrizione dell’offerta: biglietto scontato solo per coppie uomo/donna. Mentre la comunità LGBT di Taiwan nel 2019 ha festeggiato una sentenza a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso, nella Cina continentale si sta ancora lottando; non solo per essere accettati dai propri cari, ma anche dalle autorità e purtroppo, ancora oggi, in molti devono vivere senza farsi notare troppo.

La posizione della Cina sull’omosessualità è cambiata, ma i suoi libri di testo no

Nel 2001 l’omosessualità è stata tolta dalla lista delle malattie mentali in Cina, ma questo non vale ancora per alcuni libri scolastici. Nel 2016 la studentessa Ou Jiaoyong, durante il suo primo anno alla South China Agricultural University, rimase indignata da un libro di psicologia che descriveva l’essere gay come un disordine mentale.

Da lesbica, Ou ha provato con tutte le sue forze a cambiare quello che aveva trovato scritto in un manuale accademico utilizzato in diverse università cinesi, ma i suoi sforzi sono purtroppo serviti a poco. Ou ha portato in tribunale la questione chiedendo che l’editore rimuovesse il riferimento e si scusasse pubblicamente. Il caso è stato risolto lo scorso anno con una decisione irremovibile da parte del giudice: secondo la corte della provincia del Jiangsu il manuale “non conteneva errori di fatto”.

Le autorità scolastiche in Cina sono le prime a sorvolare sui temi LGBT. Con il recente boom della cosmesi maschile, così come degli idoli K-pop coreani, i ragazzi in Cina hanno iniziato a trattare il loro aspetto fisico in modo diverso. Per arginare questa “femminilità maschile”, il Ministero dell’Istruzione ha recentemente introdotto nell’orario scolastico più ore di attività fisica per i ragazzi, così da rafforzare i ruoli di genere. Questo non ha avuto altro che effetti negativi, spesso sfociati in violenti atti di bullismo a scuola.

I diritti LGBT sono ancora visti come un’influenza straniera da censurare

In molti hanno notato qualcosa di diverso nella versione cinese della tanto attesa reunion del cast di FRIENDS dello scorso 27 maggio. Diverse guest star invitate, infatti, come BTS, Lady Gaga e Justin Bieber non si vedevano da nessuna parte, spariti insieme ai vari riferimenti ai diritti LGBT fatti duranti il programma.

I censori cinesi già da tempo intervengo in un meticoloso taglia e cuci dei film e programmi TV occidentali, specialmente oscurando scene in cui ci sono espliciti rapporti sessuali o scene sessuali considerate “anormali”. Il principale obiettivo è quello di “proteggere” le generazioni più giovani, vittime di degenerate influenze straniere che potrebbero portare ad uno stravolgimento dei ruoli di genere. Fortunatamente, la censura non ha mai fermato la voce della comunità LGBT, che continua nella sua lotta per affermarsi all’interno della società e non è sprovvista di una rete VPN.

Essere transgender in Cina

Dior, la casa francese di proprietà di LVMH, sta collaborando con la celebrità transgender cinese Jin Xing per la nuova campagna della fragranza J’adore del marchio. Dior ha annunciato pochi giorni fa la notizia sul suo account Weibo con un video in cui Jin Xing parla dell’emancipazione femminile. Un bel passo avanti per la comunità LGBT cinese, visto che i giovani transgender in Cina devono ancora oggi affrontare moltissime sfide.

Nel 2009 il Governo ha reso illegale il cambiamento di sesso per i minori spostando l’età minima per interventi chirurgici di questo tipo a vent’anni. In moltissimi casi, anche dopo i vent’anni, per cambiare il proprio sesso in Cina è necessario il (spesso difficile) consenso della famiglia. Secondo Amnesty International, numerosi giovani transgender in Cina rischiano la vita e la salute assumendo ormoni non sicuri e tentando interventi chirurgici fai-da-te su se stessi.

Le persone transgender sono in gran parte invisibili nel sistema sanitario cinese. Non ci sono statistiche ufficiali sul numero di persone transgender o sul numero di individui che si sottopongono a diversi tipi di trattamenti di affermazione di genere, tra cui terapia ormonale e interventi chirurgici e sono disponibili poche informazioni sull’atteggiamento e la conoscenza degli operatori sanitari in Cina nei confronti delle persone transgender.

Le oasi LGBT in Cina

La Cina è grande e, come sappiamo, presenta anche un panorama culturale e sociale ben variegato. Se molti membri della comunità LGBT continuano a lottare contro pregiudizi sociali e discriminazioni, molte metropoli cinesi sono già da tempo delle oasi LGBT, con la proliferazione di club e locali gay, ma anche di un modo di pensare più aperto.

Nel 2009, il New York Times aveva descritto Shanghai come l’epicentro della comunità LGBT cinese e dello Shanghai Pride. Fondato nel 2009, lo Shanghai Gay Pride è l’immancabile evento LGBT della città, purtroppo sospeso nel 2020. Allo stesso modo la città di Chengdu presenta una realtà LGBT così dinamica da essersi guadagnata l’appellativo “Gaydu”. Pure Pechino presenta una vivace scena gay. Destination è ad esempio un famoso locale gay di Pechino e centro culturale con una galleria d’arte che accoglie solo opere LGBT. Anche se questo genere di locali e bar spesso lottano con frequenti chiusure, come quella improvvisa dell’Hunk club di Chengdu dello scorso ottobre, la comunità LGBT non vuole cedere alla morsa sempre più stretta del Governo.

La lotta per i diritti LGBT vede un percorso tutto in salita in Cina: abbattere radicati pregiudizi sociali ed i numerosi ostacoli della censura non è sempre facile. Il fiorire di numerose comunità LGBT e di una sempre più risonante voce fanno però ben sperare in qualche cambiamento: è arrivato il momento di essere quel che veramente siamo e di smetterla di amarsi di nascosto.

Per approfondire puoi ascoltare la puntata “Comunità LGBT in Cina: panoramica e lavoro” del podcast #15MinutiDiCina qui.



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