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Guerra commerciale Cina – USA: raggiunta la “Fase 1” dell’accordo

Guerra commerciale Cina – USA: raggiunta la “Fase 1” dell’accordo

"Fase 1" accordo Cina USA

Il 15 gennaio scorso USA e Cina hanno finalmente siglato la “Fase 1” dell’accordo commerciale a risoluzione della contesa iniziata il 6 luglio 2018. Tuttavia, permangono delle problematicità da risolvere nei prossimi due anni, durante un periodo incerto per entrambi i paesi.

SOMMARIO:

A seguito delle negoziazioni preliminari per il raggiungimento di un accordo riguardo la contesa commerciale tra Cina e USA (qui un briefing sugli avvenimenti precedenti al 10 dicembre), ad oggi si è raggiunta la “Fase 1” dell’accordo verso la completa risoluzione dell’escalation di tariffe riguardante i problemi di disavanzo commerciale statunitense, rispetto dei diritti di proprietà intellettuale e politica monetaria.

Distensione

I primi segnali di distensione sono apparsi lo scorso dicembre, due giorni prima dell’escalation di tariffe prevista per il 15 dicembre che avrebbe previsto un aumento al 15% delle tariffe su 160 miliardi di dollari in prodotti made in China. Lo scorso 13 dicembre 2019, entrambi i paesi hanno infatti annunciato il raggiungimento di un’intesa iniziale sulla risoluzione della guerra commerciale.

I numeri

Gli Stati Uniti si sono impegnati a ridurre dal 15% al 7.5%i dazi sugli export cinesi imposti lo scorso 1° settembre. Permangono invece le tariffe imposte precedentemente al 25%, per un valore totale di 250 miliardi di dollari sul made in China. Inoltre, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha ufficialmente ritirato l’accusa del segretario Mnuchin che la Cina fosse un manipolatore di valuta, in controtendenza rispetto all’annuncio dello scorso agosto.

Pechino ha altresì sospeso l’incremento di tariffe del 15 dicembre; inoltre si è impegnata ad aumentare gli import di servizi e prodotti statunitensi per un valore totale di 200 miliardi di dollari entro il 2021, specialmente nel settore agricolo. Infine, si è anche ribadito l’impegno a rafforzare i meccanismi di difesa dei diritti di proprietà intellettuale.

L’accordo commerciale

Lo scorso 15 gennaio 2020, Cina e USA hanno infine siglato la “Fase 1” dell’accordo commerciale a risoluzione del contenzioso, dopo 18 mesi dall’inizio dell’escalation di dazi. L’accordo impegna ambedue le parti ad una maggiore regolamentazione riguardante: i diritti di proprietà intellettuale; il trasferimento tecnologico; il commercio di prodotti agricoli e di prodotti finanziari; politiche macroeconomiche e monetarie; espansione commerciale. Istituisce, inoltre, un meccanismo di risoluzione delle dispute commerciali e di valutazione bilaterale. Infine, l’accordo conferma la sospensione già annunciata il 13 dicembre dell’aumento delle tariffe previsto il 15 dicembre, come sopra.

Il testo completo dell’accordo è disponibile qui.

A testimonianza dell’impegno preso, il 7 febbraio 2020 il governo cinese ha annunciato la riduzione del 50% dei dazi imposti lo scorso 1° settembre su alcuni degli export statunitensi. L’aliquota in questione passerebbe dal 10% al 5% a partire dal prossimo 14 febbraio. Il valore totale dei beni made in USA interessati non è ancora stato dichiarato.

Problematicità

Innanzitutto, la sospensione dei dazi interessa solo l’escalation prevista per il 15 dicembre. Rimangono pertanto in vigore i dazi precedenti, che interessano 250 miliardi di prodotti made in China, tariffati al 25%, e 100 miliardi di prodotti USA. L’eventuale sospensione di ulteriori tariffe viene demandata alla “fase 2” dell’accordo, in un periodo previsto di due anni, che comprenderà la campagna elettorale e le nuove elezioni americane.

Inoltre, l’adempienza agli obiettivi posti dall’accordo dipenderà anche dall’evolversi della crisi sanitaria legata all’epidemia del Nuovo Coronavirus 2019-nCoV in Cina. Al momento, il presidente cinese Xi Jinping ha annunciato che la Cina rispetterà l’impegno preso riguardo all’espansione commerciale (un incremento di 200 miliardi di dollari in importazioni USA); tuttavia, ad oggi nessuna misura è stata presa dal governo cinese per intervenire su un’ulteriore svalutazione del Renminbi, causata dalla presente contrazione della produzione cinese.



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