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Lo sviluppo della Cina: il ruolo della politica

Lo sviluppo della Cina: il ruolo della politica

Il ruolo della politica nello sviluppo della Cina

Qual è il ruolo della politica nello sviluppo della Cina? È importante saperlo perché, se si vuole fare business con la Cina, occorre avere una percezione di quale sia il ruolo dello Stato nell’economia e di come questo condizioni le transazioni commerciali di tutti i giorni.

La Cina ha seguito un modello di sviluppo unico. Un modello di sviluppo diverso da quello seguito dai Paesi occidentali; un modello che non prevede l’uso di strumenti quali libertà, democrazia ed economia di mercato. La Cina ha creato un modello tutto suo, basato su autoritarismo ed economia mista.

Questo modello, che la Cina non considera esportabile in altri contesti, è unico nel suo genere e intrinsecamente collegato alla storia della Cina. Infatti, la trasformazione da paese agricolo a industriale è stata repentina ed è avvenuta in condizioni del tutto particolari.

Oggi la Cina è un Paese socialista dove la politica gioca un ruolo fondamentale nel suo sviluppo economico e sociale.

Dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese ad oggi

Lo sviluppo della Cina è di fatto il risultato di una serie di politiche e istituzioni decise dall’élite politica sin dalla fondazione della RPC nel 1949. Sono due i momenti principali nello sviluppo del Paese: il periodo maoista e il periodo delle riforme di apertura.

Il Periodo Maoista (1949-1976)

L’eredità del periodo Maoista (1949-1976) la ritroviamo nell’ordine politico e sociale dello Stato-Partito che vige oggi giorno; così come nell’economia mista pianificata e di mercato. Ad esempio, tra gli aspetti ancora presenti oggi (anche se con caratteristiche diverse) ritroviamo:

  • l’adozione di piani di sviluppo quinquennali di tipo sovietico;
  • l’importanza delle aziende statali (aka SOEs) diventate attori chiave nella creazione di una nuova capacità industriale con la risoluzione del 1956.

Il fallimento del Grande Balzo in Avanti

Tuttavia, il sistema di gestione centralizzato di questo periodo si provò inefficiente. È evidente se osserviamo le terribili conseguenze della politica del Grande Balzo in Avanti (1957-58) lanciata da Mao Zedong. Questa campagna basata sull’ideologia, lanciata per sorpassare i livelli di produzione di acciaio del Regno Unito, tentò di trasferire in massa i contadini dai campi alle fabbriche, senza considerare l’importanza dell’innovazione nel settore agricolo.

Il risultato fu la grande carestia del 1960 durante la quale un numero ancora sconosciuto di cinesi persero la vita. [Per un approfondimento su questo argomento leggi “Tombstone – The untold story of Mao’s great famine” di Yang Jisheng].

L’inizio delle Riforme di Apertura (1978-)

È soprattutto grazie alla strategia di decentralizzazione attuata da Deng Xiaoping che la Cina ha conosciuto un crescita economica senza precedenti. In questa strategia hanno ricoperto un ruolo chiave: la Riforma Agraria e le Imprese di Città e Villaggio. [Per un approfondimento su questo argomento leggi “China’s Rural Industry: Structure, Development, and Reform” di William A. Byrd, Lin Qingsong e Qingsong Lin].

Nel 1978 le autorità cinesi attuarono appunto una forma di decentralizzazione politica che limitò il loro potere. Ciò produsse una forma di market-preserving federalism. Questo è caratterizzato da una gerarchia di governi, ognuno con uno scopo ben delineato così che ogni livello di governo sia autonomo nella propria sfera di autorità politica.

Più autonomia per i governi locali

La nuova decentralizzazione permette dunque ai governi locali una considerevole discrezione rispetto la politica economica locale. Questo ha ridotto l’importanza della pianificazione centrale e ha mutato gli incentivi degli ufficiali locali, ora motivati a creare un ambiente economico e politico atto a rafforzare la crescita economica.

Infatti, gli introiti dei governi locali hanno iniziato a dipendere dal benessere dell’economia locale, non più dall’alleanza politica al governo centrale o dal rispetto del piano centrale. In alcune zone, le autorità hanno usato questa rinnovata autonomia per creare mercati forti e imprese la cui crescente partecipazione nei mercati internazionali ha avuto importanti effetti economici.

Crossing the river by feeling the stone

All’inizio la decentralizzazione non aveva una durata specifica, quindi vennero lanciati una serie di esperimenti nelle Zone Economiche Speciali. Quando l’esperimento era ritenuto un successo questo veniva poi replicato in altre aree.

Lo sviluppo della Cina basato su liberalizzazione economica e conservatorismo politico è infatti anche conosciuto come “crossing the river by feeling the stone”. Ciò significa che la riforma deve essere lenta e flessibile così da potersi adattare alle condizioni mutevoli.

Privatizzazione e liberalizzazione economica

Gli incentivi locali cambiarono e la riforma divenne sempre più duratura man mano che il suo successo cresceva. Il governo centrale perse così il controllo degli ufficiali locali e la sua capacità di intervenire nei vari mercati venne limitata. Ciò divenne lampante quando le forze conservatrici guidate da Li Peng tentarono, senza successo, di fermare la riforma nel 1989 in seguito alle proteste di Piazza Tienanmen.

La durata delle riforme non era più in dubbio, quindi seguì una privatizzazione economica di massa. Solo le aziende strategiche restarono sotto controllo statale (SOE). Infine, con la Costituzione del 1999 (art. 11) la proprietà privata in Cina non fu solo più tollerata ma tutelata.

Lo sviluppo della Cina: Good Governance VS Democrazia

La Cina è un caso unico nel suo genere che mostra come sia possibile lo sviluppo anche senza democrazia. Occorre però chiarire un concetto. Il governo in Cina trova la sua legittimazione nella competenza delle autorità in carica.

In altre parole, il popolo sostiene il governo anche senza averlo eletto direttamente finché questo è in grado di assicurare benessere e stabilità. Quindi, la good governance – intesa come la capacità dell’autorità politica, economica e amministrativa di gestire gli affari dello stato a ogni livello – conta più della democrazia.

Infatti, il desiderio di libertà e democrazia viene affievolito quando il governo si dimostra attivo contro la corruzione, l’inquinamento ambientale e l’ineguaglianza. È così che il PCC (Partito Comunista Cinese) ha mantenuto il potere negli anni.

Nuova centralizzazione del potere e sviluppo sociale

Per continuare a farlo, dall’entrata in carica del Presidente Xi Jinping nel 2012, abbiamo assistito a una nuova centralizzazione del potere, accompagnata da una restrizione delle libertà civili e da una radicalizzazione della lotta alla corruzione.

Inoltre, il PCC si è impegnato nel miglioramento delle condizioni sociali, che non sono migliorate di pari passo con la crescita economica. Ha quindi cercato di: aumentare i consumi interni; promuovere lo sviluppo delle aree interne per diminuire l’ineguaglianza sociale; promuovere un’economia verde per risolvere la problematica dell’inquinamento; aumentare la spesa pubblica nell’istruzione; risolvere altre problematiche sociali.

In breve, le istituzioni politiche mantengono in Cina un ruolo chiave nell’assicurare le condizioni necessarie allo sviluppo economico e sociale.

Conclusioni

Sin dal 1978 la Cina ha visto una crescita economica senza precedenti. Questa ha portato la Cina di oggi a essere una tra le prime potenze economiche mondiali e uno degli attori chiave sul piano internazionale. Attraverso la propria politica estera la Cina ha accresciuto il proprio soft-power e si è posta come principale alternativa alla democrazia liberale occidentale.



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