Versace in Cina nei guai per una maglietta
Versace nei guai in Cina per una maglietta: Hong Kong e Macao non figurano come parte della Cina continentale ed è subito polemica. Netizens indignati hanno preso d’assalto il profilo Instagram di Versace domenica 11 agosto, con migliaia di commenti negativi che esigono delle scuse.
Il popolo del web cinese ha detto fortemente la sua creando addirittura un hashtag #杨幂终止与Versace合作 (#yangmistopworkingwithversace), che ha contato 970 milioni di visualizzazioni ad oggi. E la nuova brand ambassador cinese di Versace, Yang Mi, ha ascoltato il popolo lasciando il marchio indignata con uno statement ufficiale pubblicato sul suo account Weibo domenica 11 agosto. A pochi minuti dall’intervento di Yang Mi, Versace risponde con delle scuse da Donatella in persona:
“I am deeply sorry for the unfortunate recent error that was made by our Company and that is being currently discussed on various social media channels. Never have I wanted to disrespect China’s National Sovereignty and this is why I wanted to personally apologize for such inaccuracy and for any distress that it might have caused.”
Una gaffe che colpisce il pilastro principale della politica estera di Pechino, l’unità territoriale. Un errore che potrebbe costare caro a Versace, soprattutto in un momento di grande tensione politica con Hong Kong.
Dopo Versace, anche Givency e Coach hanno subito lo stesso destino per delle magliette dal design simile con Hong Kong indicata come città-stato, e Taipei indicata come appartenente a Taiwan. Arrivate subito le scuse ufficiali dopo che anche le loro rispettive brand ambassador hanno preso le distanze dai brand.
L’ultima di una lunga serie?
Versace non è l’unico brand italiano a finire nei guai in Cina. A novembre 2018, un altro grande marchio italiano aveva suscitato scalpore per un video promozionale accusato di razzismo. Protagonista del video una modella cinese in difficoltà a mangiare enormi porzioni di cibo italiano con le bacchette in un ambiente stereotipicamente cinese. Di sottofondo una musica antica cinese e una voce maschile fuori campo che commenta e schernisce la ragazza per non essere in grado di mangiare con dei “piccoli bastoni”.
Di questo spot promozionale erano state fatte ben tre versioni, di cui una con un cannolo siciliano extra large; inutile dire che la palla è stata colta al balzo per commentare maliziosamente: “è troppo grande per te?”. Questa caricatura di una Cina che non esiste più ha fatto indignare il pubblico cinese suscitando un grande clamore mediatico. Insomma, tutto di questo spot era inappropriato, a partire dalla scelta della modella che è sembrato farsi beffa degli standard di bellezza cinesi. Risultato: cancellazione della sfilata a Shanghai che sarebbe dovuta avvenire di lì a pochi giorni e boicottaggio di tutti i prodotti del brand.
Prima scarsa sensibilità culturale e stereotipizzazione grottesca, poi mancanza di conoscenza base di nozioni di fondamentale importanza per la Cina. Che dire, speriamo che gaffe del genere non diventino una moda per i brand italiani del lusso?
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Fonti:
Poliglotta laureata in Italia in Scienze della mediazione linguistica e culturale e in Scienze internazionali. Laureata in China Studies alla Zhejiang University con una tesi sul City Branding in Cina. Appassionata di marketing e digital in Cina.