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RCEP: il grande blocco commerciale della regione Asia-Pacifico

RCEP: il grande blocco commerciale della regione Asia-Pacifico

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A partire dal 1° gennaio è entrato in vigore il partenariato economico globale regionale (RCEP), il più grande blocco commerciale che coinvolge ben 15 paesi nella regione Asia-Pacifico. Per la prima volta Giappone, Corea del Sud e Cina sono partner dello stesso concordato.

SOMMARIO:

Che cos’è il RCEP?

La RCEP (Regional Comprehensive Economic Partnership) è un concordato per il libero scambio tra i dieci paesi parti dell’associazione delle nazioni del sudest asiatico (ASEAN) tra cui Brunei, Cambogia, Laos, Singapore, Thailandia e Vietnam. L’accordo include anche l’Australia, il Giappone, la Cina, la Nuova Zelanda e la Corea del Sud arrivando così a coprire un terzo della popolazione globale e circa il 30% del suo PIL. Tuttavia, le stime prevedono una crescita esponenziale che entro il 2030 dovrebbe raggiungere il 50% del PIL.

La grande assente dalla firma del concordato è l’India. Verso la fine del 2020 infatti quest’ultima si è sottratta ai negoziati; il timore, era che, con la presenza della Cina nell’accordo, la propria economia avrebbe potuto essere sommersa da prodotti cinesi scadenti; inoltre, l’India temeva che i propri agricoltori avrebbero potuto essere danneggiati dalle importazioni dall’Australia e dalla Nuova Zelanda.

Quali benefici può portare il RCEP?

L’entrata in vigore dell’accordo ha portato numerosi vantaggi ai paesi firmatari. Il RCEP rappresenta infatti un nuovo capitolo per l’economia della regione Asia-Pacifico e per i legami commerciali tra questi, dando la possibilità ad economie più deboli di essere portate all’attenzione globale, come nel caso del Laos.

Oltre alla promozione del libero scambio intra-regionale, il RCEP attirerà investimenti per tutti i paesi dell’Asia-Pacifico facenti parte del blocco commerciale. Sono infatti già azzerate le tariffe su più del 65% degli scambi di merci; e, secondo le stime, entro vent’anni questo volume di merci dovrebbe aumentare fino al 90%. Quindi, aziende e fornitori dell’Asia-Pacifico facenti parte del blocco commerciale RCEP godono di un trattamento preferenziale per le esportazioni; anche gli investimenti sono favoriti, producendo un impatto significativo sul commercio internazionale come sottolinea l’UNCTAD (ovvero la Conferenza dell’ONU sul commercio e lo sviluppo).

Le dimensioni del nuovo blocco e il suo dinamismo commerciale lo renderanno un centro di gravità del commercio globale. Infatti, l’UNCTAD sostiene che le concessioni sui dazi contribuiranno a far aumentare del 2% rispetto al 2019 le esportazioni nella regione per un valore pari a 41,8 miliardi di dollari stimolando così il commercio all’interno del blocco a scapito del commercio con paesi che non ne fanno parte.  

Un altro vantaggio importante che l’accordo porta ai suoi membri è il quadro comune delle regole di origine in base al quale i paesi export della RCEP dovranno generalmente procurarsi almeno il 40% dei fattori di produzione dall’interno del blocco per i loro prodotti finali per poter beneficiare delle preferenze tariffarie quando vengono esportati i beni prodotti verso altri membri. Questa cornice di regole standardizzate fornisce un ulteriore impulso alla crescita commerciale dell’Asia e al contesto intra-asiatico.

I principali beneficiari del RCEP

Tra i paesi firmatari del RCEP i maggiori beneficiari dei vantaggi portati dall’accordo sono la Corea del Sud, la Cina e il Giappone. Si tratta delle più grandi economie asiatiche che per la prima volta sono legate da un trattato di libero scambio. Il Giappone in particolare potrà godere di effetti complessivi sulle esportazioni per un valore stimato di 20,2 miliardi di dollari. Secondo una stima pubblicata nel marzo 2021, il governo giapponese prevede che la RCEP aumenterà il PIL del Giappone di circa il 2,7%; seguono la Cina con 11,2 miliardi e la Corea del Sud con 6,7 miliardi.

Parallelamente all’accordo di libero scambio con l’ASEAN, il Giappone ha anche concluso accordi bilaterali con singoli paesi dell’ASEAN. Sulla base di questi sviluppi, la RCEP può essere vista come un quadro per raggiungere l’integrazione economica regionale nell’Asia orientale. Per quanto riguarda il commercio elettronico, la RCEP prevede il libero trasferimento transfrontaliero di informazioni per via elettronica ai fini della conduzione degli affari (libera circolazione dei dati) e vieta alle parti di richiedere che gli impianti di elaborazione siano situati nel proprio territorio (divieto di richieste di localizzazione dei dati).

Inoltre, l’accordo non vieta alle parti di richiedere la divulgazione e il trasferimento del codice sorgente, come fa TPP, il Partenariato Trans-Pacifico. Sebbene la RCEP includa clausole di salvaguardia in materia di politiche pubbliche legittime e di interessi essenziali in materia di sicurezza, l’inserimento di norme sul commercio elettronico in questo accordo di libero scambio che include la Cina è estremamente significativo.

Come influisce la RCEP sulla Cina?

La Cina ha iniziato a raccogliere sostegno per la RCEP nel 2012, in quello che è stato visto come un tentativo di contrastare la crescente influenza degli USA nella regione Asia-Pacifico. Solo a partire dal 2017, quando Donald Trump, in quel momento presidente in carica, ha ritirato gli Stati Uniti dal Trans-Pacific Partnership (TPP), l’accordo ha acquisito un maggiore slancio che ha portato alla sua ratifica all’inizio di marzo 2021.

Secondo il viceministro del commercio, Ren Hongbin, l’entrata in vigore della RCEP fornirà un’efficace copertura contro gli impatti economici negativi causati dal covid-19. Dunque, l’accordo svolgerà il ruolo di leva per mantenere il commercio e gli investimenti esteri stabili nel 2022 poiché le esportazioni di prodotti cinesi si espanderanno contribuendo ad accelerare la trasformazione industriale della Cina. Inoltre, il ministero sostiene che l’accordo farà aumentare in maniera graduale le tariffe per le importazioni cinesi di latte di cocco, ananas e prodotti di carta provenienti dall’Asean aumentando le opportunità di investimento tra la Cina e gli altri Stati membri attraverso una maggiore apertura per gli investitori stranieri e un aumento della trasparenza delle politiche.

Infatti, gli scambi commerciali tra la Cina e gli altri membri sono già aumentate a 1,72 trilioni di dollari nei primi 11 mesi del 2021. Secondo i dati doganali cinesi, un incremento pari al 31% del valore totale del commercio estero della Cina.



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